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Regione Lombardia: Perché fidarsi? I dubbi e le domande più frequenti sul Progetto “Fare impresa in franchising in Lombardia”

logo_regione_lombardiaIl Progetto “Fare Impresa in Franchising in Lombardia”, promosso ed avviato operativamente dalla Regione con la Delibera della giunta regionale (DGr) nr. X/3617 del 21 maggio 2015, ha scommesso sulla possibilità di attivare, attraverso la collaborazione di soggetti pubblici e privati, il recupero degli spazi sfitti ad uso commerciale e di servizi, con un percorso assolutamente innovativo e sperimentale, a forte partecipazione e a basso tasso di risorse pubbliche, che punta sul potenziale interesse di operatori imprenditoriali che utilizzano la formula del Franchising per il riutilizzo delle location sempre ad uso commerciale e di servizi.

Ad oggi, l’avanzamento del progetto è il seguente:

1. Il 25 novembre u.s., con d.d.u.o. n. 10283 è stata definitivamente riconosciuta l’ammissibilità di 104 Manifestazioni d’interesse presentate per le proprie Insegne da altrettanti Franchisor, selezionati sulla base di procedura avviata l’1 luglio (d.d.u.o. 5546);

2. Il 17 dicembre, è stata conclusa (con d.d.u.o. 11486) anche l’Istruttoria delle manifestazioni d’interesse pervenute dai Distretti Urbani del Commercio, ammettendone nel complesso 25 (su 48 potenzialmente candidabili), oltre al Comune di Milano che parteciperà al progetto attraverso analogo meccanismo ma utilizzando budget e procedure diversi in quanto previsti dall’Accordo di collaborazione vigente tra lui e Regione;

3. Entro il 25 gennaio sarà attivata da Unioncamere Lombardia la piattaforma informatica  per la raccolta delle candidature dei potenziali franchisee (FASE 3 del progetto). La piattaforma consentirà al franchisee di scegliere il franchisor di interesse, al quale saranno  automaticamente abbinati  i  Comuni di riferimento, così come confermati dai franchisor  stessi entro il 15 gennaio.

4. Con riferimento alle  candidature inoltrate dalle Amministrazioni comunali, si provvederà  a pubblicare sul sito regionale la descrizione e quantificazione delle agevolazioni che  i Comuni e le proprietà immobiliari ritengono  di mettere a disposizione dei franchisee.  Entro il 15 gennaio p.v.   pertanto le Amministrazioni comunali capofila di DUC,  potranno  effettuare un’ulteriore ricognizione delle agevolazioni indicate e inviare gli eventuali aggiornamenti a Regione Lombardia;

5. Sarà invece affidato solo ai DUC il compito di raccogliere le disponibilità di location e di mettere in contatto i Franchisor con i proprietari degli immobili, così da garantire un effettivo ruolo di regia e di coordinamento al tavolo del DUC. La funzione dei DUC non deve in alcun modo configurarsi quale attività di intermediazione, avere carattere professionale o richiedere in qualsivoglia modo compensi o retribuzioni. I dati sulle location disponibili (numero, dimensione, eventuale preferenza per settori o utilizzi) saranno quindi resi disponibili solo in forma anonima da Regione Lombardia, lasciando gli approfondimenti al dialogo tra il tavolo dei DUC e i Franchisor.

6. Incontri seminariali b2b fra DUC e Franchisor:  per il  21 gennaio  p.v. presso lo spazio al 31° piano del Pirelli, sarà organizzata una giornata  di incontri “one to one” nel corso della quale  franchisor e Comuni potranno conoscersi ed approfondire  in modo puntuale  le caratteristiche ed i contenuti  delle agevolazioni e delle location candidate. Tale momento di lavoro, la cui agenda sarà gestita direttamente dal responsabile di ciascun DUC con i referenti dei Franchisor interessati, fungerà da momento di facilitazione e di agevolazione del percorso di confronto e di conoscenza tra gli stessi, ad arricchimento dei contatti bilaterali che ciascuno vorrà liberamente ricercare ed intraprendere.

Le 10 obiezioni più logiche, frequenti e maliziose (e le risposte più autentiche)

D.: Il progetto interessa tutta la Lombardia?
No, sono ammissibili solo le location selezionate nell’ambito dei territori dei “Distretti urbani del commercio” che hanno aderito al progetto (porzioni perimetrate di territorio di 26 dei maggiori Comuni lombardi, tra cui i 12 capoluoghi di provincia). Questo sia per il carattere pilota del progetto sia perché il progetto si rivolge ad aree, vie, piazze che rischiano di perdere in tutto o in parte la loro connotazione di polarità commerciali a causa di un progressivo abbandono da parte degli operatori.

D.: Chi seleziona i Franchisor e sulla base di quali criteri?
L’Avviso per Manifestazioni d’interessi pubblicato da Regione Lombardia il 1° luglio 2015 ha permesso di selezionare, in collaborazione ad Unioncamere Lombardia e sentite le principali Associazioni di rappresentanza del settore, 104 operatori tra quelli che si sono candidati fornendo requisiti di congruenza con quanto richiesto in termini di standard minimi previsti dalla l. 129 del 2004 (cd. “Legge sul Franchising”) e manifestando la disponibilità ad investire sul territorio, anche attraverso la rinuncia a parte dei propri abituali profitti.

D.: Chi assicura la selezione trasparente delle location (spazi immobiliari sfitti su strada) che vengono poi proposti ai Franchisor?
Il compito di individuare le location al momento disponibili è affidato al Comune in quanto capofila del Distretto del Commercio e quindi di un tavolo composto dalle diverse rappresentanze e voci del tessuto sociale ed economico del territorio. Possono essere candidati sia spazi sfitti sia location al momento occupate da operatori commerciali e di servizi che, ritenendo poco redditizia e ormai prossima a concludersi la propria attività, vorrebbero riproporsi come gestori di una attività in Franchising. La metodologia di individuazione delle location varia da Distretto a Distretto e viene lasciata alla libertà del Distretto, conta però che essa sia resa trasparente e dichiarata dal Comune quale ente capofila.

D.: Che ruolo ha il Comune ? Fa tutto da solo ? Gli operatori del commercio e dei servizi e le loro associazioni che ruolo hanno?
Il Comune è capofila e referente unico di un partenariato – pari almeno a quello individuato per legge per comporre il Distretto urbano del commercio, ma potrebbe essere più ampio; partenariato che rappresenta il tavolo di condivisione e di gestione attiva del progetto. E’ importante che nel tavolo siano attivamente coinvolte almeno le rappresentanze degli operatori commerciali e di servizi, degli intermediari immobiliari e, ove costituite, dei proprietari immobiliari. Tutto il percorso dev’essere gestito nel rispetto nell’interesse pubblico e della trasparenza ma è da evitare qualsiasi forma di burocratizzazione e di gestione “top-down”.

D.: Comunque i Distretti, tramite i Comuni, mettono in contatto proprietari immobiliari e Franchisor, ma così facendo non si sostituiscono agli intermediari professionali nella gestione delle intermediazioni immobiliari ? Per così dire…. Rubano loro il mestiere?
Assolutamente no. Anzi. Prima di tutto il progetto si rivolge proprio alle aree in cui non si riesce a “riaffittare” e quindi laddove il mercato da solo non riesce a ottenere il risultato. Sta al Distretto, col coordinamento del Comune individuare quali sono tali aree. Il Distretto raccoglie le segnalazioni delle location sfitte, comprese quelle che di norma il mercato non riesce a collocare, e le promuove, facilitandone l’appetibilità e la conoscenza da parte di chi è interessato a investire. Ogni mediazione, negoziazione e contatto, laddove siano presenti degli intermediari professionali, è lasciato a loro e alla proprietà immobiliare, che deve solo attenersi a regole di trasparenza e, si auspica, di maggior favore rispetto ai normali canoni e condizioni di mercato. Dove esperienze analoghe si sono già concretizzate, semmai, sono stati gli operatori professionali a rivolgersi ai Distretti per segnalare gli immobili sfitti nel loro portafoglio e favorirne così la ri-collocazione. E’ anche possibile candidare, eccezionalmente, location al di fuori dei confini del Distretto, ma in questo caso non potranno essere concessi ai Franchisee i contributi di provenienza regionale.

D.: La Regione, il Comune e gli altri soggetti partecipanti quindi mettono a disposizione delle agevolazioni e dei contributi per i Franchisee che aprono nuove attività, almeno per i primi che perfezionano l’attivazione delle loro attività; ma così facendo non si creano disparità rispetto agli operatori già attivi sul territorio ? Perché non aiutare quelli che già sono presenti nel territorio invece di creare loro nuovi concorrenti?
Innanzitutto per partecipare al progetto il Franchisor, che dal progetto non percepisce contributi, per partecipare deve rinunciare a una parte dei propri introiti, e quindi investe di suo. In secondo luogo, i contributi messi a disposizione da Regione sono molto ridotti (entro qualche migliaio di euro) e non tali da spostare la convenienza ad aprire per il Franchisee ed il Franchisor; il Comune a sua volta si impegna, secondo le proprie possibilità e in ragione dell’obiettivo che intende raggiungere, a concedere al solo Franchisee aiuti e contributi in forma ed entità differente, monetarie (ad es. erogazione di contributi per alcune tipologie di spese, abbattimento di costi, riduzione temporanea di imposte e utenze) e non monetarie (ad es. sportello dedicato per pratiche amministrative). Si tratta comunque di aiuti di entità abbastanza contenuta, paragonabili nel complesso all’entità delle misure usualmente adottate per aiutare le piccolissime imprese di nuova costituzione in settori o contesti particolarmente meritori, e come tali, da sostenere.
Soprattutto, però, va considerato che il moltiplicarsi di spazi sfitti abbassa l’attrattività delle vie, delle piazze e dei quartieri, porta incuria, insicurezza, degrado e mina in breve tempo la prosperità e la stessa sopravvivenza degli altri operatori che già vi sono presenti. Aiutare quindi chi intende insediarsi in queste location sfitte contribuisce in modo decisivo a far sopravvivere e a far crescere chi già vi opera e vuole restarvi.

D.: Ma se non è nei soldi che date, qual è il valore aggiunto che mette la Pubblica Amministrazione in questo progetto?
La P.A., offre una serie di servizi istituzionali che hanno un valore rilevantissimo proprio perché non si trovano sul mercato, facciamo qualche esempio. Innanzitutto costruisce un sistema di incontro e di coordinamento entro cui ogni soggetto può giocare il proprio ruolo e fornisce informazioni aggiuntive e trasparenti a ciascun attore, specie ai più deboli, quali sono i franchisee, perché detta le regole del gioco. In secondo luogo, costruisce un cumulo di benefici che, da soli, non sarebbero né possibili né significativi. Infine, questo è forse l’esito meno scontato, può concentrare l’attenzione su aree che da sole degraderebbero e le trasforma in opportunità per una serie di investitori che, nel caso abbiano un interesse contestuale, possono dar vita a nuove polarità o consolidarne di esistenti fino a quel momento poco appetibili, a costi assai ridotti. Insomma i vantaggi non mancano.

D.: Bella idea, ma perché aiutare solo i franchisee e non anche nuovi imprenditori indipendenti?
Concettualmente la domanda è corretta, ma per partire il progetto ha bisogno di avere degli interlocutori già professionalmente molto preparati e capaci di ragionare in modo imprenditoriale e in rete col territorio; il Franchising, grazie all’esperienza e alla competenza del Franchisor, offre una serie di garanzie rilevanti su questo fronte; inoltre uno degli obiettivi del progetto è quello di far collaborare il mondo del franchising con quello dei Distretti così da consolidare e rendere più competitivi questi ultimi. Una volta usciti dalla fase pilota, comunque, sarà cura di Regione Lombardia estendere anche ai nuovi imprenditori non in franchising questa opportunità, se la strada sperimentata si sarà dimostrata efficace.

D.: E perché allora la Regione e, soprattutto, il Comune, non concedono gli stessi benefici anche agli operatori che già sono insediati nei Distretti e ne sopportano i costi tenendo già aperto ogni giorno le proprie attività nonostante la crisi, i costi degli affitti e tutto il resto?
Come detto, il progetto comporta già benefici indiretti ma molto concreti agli operatori già attivi nei DUC aderenti. Comunque la disponibilità di risorse pubbliche è oggi più limitata che mai ed interventi incisivi e nel contempo molto diffusi non sarebbero praticabili né sostenibili. Regione Lombardia, però, ha già promosso e finanziato dal 2008 ad oggi, ben 6 bandi dedicati agli operatori presenti nei Distretti del Commercio, attivando circa 700 milioni di investimenti, e intende continuare a farlo.

D.: E una volta finito il progetto, quale risultato si otterrà?
Il progetto, certamente innovativo e sperimentale a livello nazionale, ma in parte crediamo anche a livello europeo, intende creare un meccanismo permanente e autonomo da singoli bandi. L’obiettivo è molto ambizioso ed è quello di aiutare i Distretti – stabilmente e col coinvolgimento degli attori associativi ed imprenditoriali del territorio –  ad essere capaci di gestire e promuovere nuovi investimenti nelle proprie vie, piazze e nei quartieri, rendendoli così competitivi con i centri commerciali pianificati extra urbani, sostenendo la qualità urbana, l’attrattività delle città per i consumatori e i cittadini, residenti e non, riducendo il degrado, l’incuria e l’insicurezza che discendono da un abbandono delle attività su strada.